"Viaggi e intemperie" - Omaggio a Ivan Graziani

Hanno presenziato nell'ottobre 2019
 
”Viaggi & Intemperie” Tour è il viaggio dei fratelli Filippo e Tommy, che offre la possibilità di riscoprire l’universo musicale del cantautore e padre Ivan Graziani.
Una gamma di emozioni molto vasta che ci farà sentire invitati in un salotto dove si ascoltano le canzoni di famiglia.  In questa avventura si intrecciano nomi, persone, luoghi, emozioni e ricordi che aiutano a riportare quelle canzoni a respirare nei live, nei teatri, nei club con l’obiettivo di farle riscoprire al grande pubblico, con la loro attualità.
Le canzoni sono nell’aria e i due fratelli fanno da megafono.

Sul palco dello spettacolo VIAGGI & INTEMPERIE tour, oltre ai figli del cantautore abruzzese scomparso il 1° gennaio 1997, Filippo alla voce e chitarra e Tommy alla batteria, anche uno storico musicista polistrumentista che ha accompagnato Ivan in diverse tournée: alla chitarra solista Beppe “Bip” Gismondi (anche flauto, banjo,sax). Le linee di basso sono affidate alla maestria di  Angelo Casagrande.
Non mancheranno alcuni classici immancabili come Fuoco sulla collina, Taglia la testa al gallo, Limiti, Agnese, Firenze, Pigro, Lugano addio, Monna Lisa, Il chitarrista, Dada, Signora Bionda dei Ciliegi, E sei così bella e altre ancora. E certi b-side come Siracusa, Isabella sul treno, Prudenza mai, Un uomo, Gran Sasso, che valeva la pena di riascoltare e riarrangiare.
Uno spettacolo dove tutta la band non lesina energie dall’inizio alla fine, momenti di grande energia e vitalità che si alternano ad altri più intimi ed introspettivi. Un’altalena di emozioni, ottima musica, eccellenti interpretazioni, che coinvolgono non solo i fan del cantautore abruzzese, ma anche coloro i quali si avvicinano per la prima volta alle sue sonorità.
Ivan Graziani era un cantautore che non annoiava e al contempo un rocker che non scriveva testi mai banali, refrattario alle catalogazioni, selvaggiamente libero.
Così originale, e geniale, che in troppi lo hanno dimenticato, ricordarlo è un dovere.
Un figlio che canta il padre potrebbe suscitare malinconia, invece reitera una magia in un’atmosfera dichiaratamente rock, che sarebbe piaciuta a Ivan e che ben fotografa l’impostazione felicemente anglosassone.
Qualcuno storcerà il naso dicendo che in fondo sono solo cover.
C’è però più forza e vita in questo spettacolo che in gran parte della musica che ci gira intorno.
Che lo si incontri a teatro o nelle piazze, “Viaggi & Intemperie” è uno dei migliori tour italiani degli ultimi anni.
 
Ivan Graziani nasce il 6 ottobre 1945 a Teramo. Fin da bambino mostra una predisposizione per l’arte: tra un disegno e l’altro, dopo qualche tentativo dietro ai tamburi, strimpella la chitarra di suo fratello maggiore Sergio, ascoltando  le canzoni alla radio. Da oltreoceano sta arrivando la musica che rivoluzionerà tutto: il rock’n’roll. E il rock’n’roll con cosa si suona? Con la chitarra. Ivan vince tutte le gare di quartiere, a chi suona meglio e più forte le canzoni di Elvis, Chuck Berry, poi la folgorazione: i Beatles. L’Italia si riempie di complessi beat e lui, che intanto studia ad Ascoli, passa i pomeriggi suonando con il compagno di scuola Gianni D’Alessandro, pianista in erba figlio di una piccola celebrità abruzzese: Nino Dale, che con i suoi Modernist’s fa ballare in tutti i locali della zona.  A un concorso scolastico viene notato proprio dal famoso capo orchestra, che lo ingaggia ancora minorenne nel suo gruppo, portandolo addirittura in Tunisia a suonare nei villaggi vacanze. Questa esperienza sarà una scuola importantissima per lui, chitarrista autodidatta.  Ma l’amore per l’arte è importante almeno quanto quello per la musica, così decide di iscriversi all’istituto d’arte di Urbino, dove conoscerà la sua compagna per la vita, Anna. Nel 1966 forma il suo primo complesso con un esordiente Velio Gualazzi (papà del celebre Raphael) che dapprima è un duo batteria chitarra e voce dal nome "Ivan e i Saggi" poi sfocia in un classico trio con l’aggiunta di Walter Monacchi al basso, così nasce "L’Anonima Sound". Con il suo complesso suona in tutti i locali, registra quattro 45 giri e partecipa per due volte al Cantagiro.  All’alba degli anni settanta arriva la chiamata per il famigerato servizio militare: durante una lunga permanenza all’ospedale militare di Chieti scrive una sorta di diario che parecchi anni dopo diventerà un libro: Arcipelago Chieti. È il 1972 e Ivan si trasferisce con Anna a Milano per cercare di entrare nel circuito discografico e proporre le sue canzoni. Sono anni di gavetta e felice povertà, in cui registra un 45 giri in inglese con il nome di Rockleberry Roll, poi un altro singolo a nome Ivan & Transport, fino al primo 33 giri: Desperation, sempre con lo pseudonimo Rockleberry Roll. Nel 1973 pubblica un primo LP in italiano, che porta il suo nome: "La città che io vorrei".  Sempre del 1973 è un curioso album strumentale di cover, TatoTomasoGuitar’s, inciso per festeggiare la nascita del figlio Tommaso. In questi anni frequenta gli studi della celebre etichetta Numero Uno (quella di Battisti e Mogol), dapprima come centralinista, poi come turnista di studio. Partecipa con la sua chitarra a molte incisioni degli artisti in scuderia, fino ad essere casualmente notato da Lucio Battisti, il quale lo arruola per le incisioni del suo celebre "La chitarra, il contrabbasso, etc". Le note che aprono il disco, quelle di "Ancora tu", le suona Ivan.  E’ il 1976, ed esce "Ballata per quattro stagioni", il suo primo “vero” album che passa ancora praticamente inosservato, ma rivela agli addetti ai lavori un nuovo personaggio, abile chitarrista, con una voce inarrivabile e un talento da coltivare. Nel disco due gemme, la tolte track "Ballata per quattro stagioni" e la dolcissima "E sei così bella". Ci siamo quasi: complice anche la collaborazione nel disco "Ullalla",  Antonello Venditti suona e aiuta negli arrangiamenti per il nuovo album di Ivan, "I Lupi".  Nel disco c’è il primo grande vero successo della sua già lunga carriera: "Lugano addio". E’ il 1977 e un ispiratissimo Ivan sfornerà un album all’anno fino al 1981, incidendo la maggior parte dei suoi più grandi successi: "Pigro" (1978), che contiene canzoni come "Monnalisa", "Paolina" e appunto "Pigro"; "Agnese dolce Agnese" (1979), che contiene "Agnese", "Fuoco sulla collina", "Taglia la testa al gallo"; "Viaggi e intemperie" (1980), che contiene "Firenze", "Dada", "Tutto questo cosa c’entra con il r’n’r?"; "Seni e coseni" (1981), che contiene "Pasqua", "Cleo" e "Signorina". 
Del 1982 è il live "Parla tu", mentre per un nuovo album bisogna attendere il 1983 con Ivan Graziani, che contiene "Signora bionda dei ciliegi" e "Il chitarrista". Del 1984 è "Nove", che contiene "Limiti" e "Minù Minù". 
Graziani partecipa al Festival di Sanremo 1985 portando la dolce e sottovalutata "Franca ti amo" e l’anno dopo pubblica l’ultimo album per la RCA: Piknic.
Occorrono due anni per un nuovo punto di partenza: il primo disco per l’etichetta Carosello è il grintoso "Ivangarage", registrato nello suo studio casalingo, che contiene "Noi non moriremo mai", "Prudenza mai", "Un uomo". Del 1991 è l’album  "Cicli e tricicli" e tre anni dopo esce con "Malelingue", album ispirato che lo riporterà in luce anche grazie alla fortunata partecipazione al Festival di Sanremo 1994 con il brano "Maledette malelingue". L’anno successivo vede la luce un secondo album dal vivo, contenente anche alcuni brani inediti e intitolato "Fragili fiori…Livan", che si pregia della collaborazione dell’amico Renato Zero. Purtroppo Ivan non farà in tempo a pubblicare le nuove canzoni a cui stava lavorando, venendo a mancare il 1 gennaio 1997. Alcuni brani rimasti inediti usciranno negli anni successivi e, ad oggi, non si contano le raccolte antologiche e le versioni delle sue canzoni cantate da moltissimi artisti, che continuano ad omaggiare la “chitarra rock della musica italiana d’autore”.
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